Intervista a Simone Bertin di La Orange
Simone, raccontaci come è nata la tua passione per la birra e come questa ha influenzato la tua carriera fino ad oggi.
La mia passione per la birra è un legame profondo che si è formato durante la mia giovinezza. A 51 anni, mi ritrovo a ricordare un viaggio fatto 25 anni fa, per l’esattezza “25 kili fa”, quando ho pedalato attraverso il Belgio alla scoperta delle antiche abbazie birraie. L’ispirazione per creare birra, invece, è arrivata in modo inaspettato nel 2017, mentre ero in visita nel club house dove mio figlio giocava a rugby e notavo quanto fosse comune tra i giocatori rilassarsi con una birra dopo gli allenamenti. Il mio interesse per il ciclismo ha alimentato ulteriormente questa idea(ogni mese mi immergo nelle pagine di quattro riviste di ciclismo diverse!). Così è nata l’idea di creare birre per coloro che amano vivere intensamente lo sport, traendone il massimo beneficio per il benessere. E, alla fine del 2018, ho deciso di dedicarmi completamente a questa passione, fondando La Orange (https://laorange.it/) e trasformando la produzione di birra da un hobby a un lavoro a tempo pieno. Le prime due linee di birra a cui abbiamo dato vita sono RugBirra e DeQou. Il nome DeQou è un omaggio a Pierre de Coubertin, l’uomo che ha dato vita alle Olimpiadi moderne e ha promosso l’importanza dello sport nella vita di ognuno.
Parliamo della J Beer, la birra analcolica con JAXplus®, creata in collaborazione con Heallo. È evidente che c’è stata una grande innovazione in questa creazione, con un’enfasi sul basso impatto glicemico. Qual è stata l’ispirazione dietro questa birra e quali sono i benefici principali che porta ai consumatori?
La mia storia personale mi ha reso particolarmente sensibile a questo argomento. Essendo cresciuto in una famiglia con una storia di diabete, sono sempre stato consapevole della mia situazione borderline e ho mantenuto sotto controllo questa condizione con grande impegno nel corso degli anni. Conosco a fondo il tema e, mentre esploravo il settore del foodtech, ho scoperto Heallo. È stato a quel punto che mi sono chiesto: “Perché non creare una birra a basso indice glicemico?”
La birra alcolica è nota per avere un alto indice glicemico (circa 110), caratteristiche che non la rende raccomandata per coloro che soffrono di diabete, prediabete o hanno problemi di intolleranza al glucosio. Con l’aggiunta della fibra solubile JAXplus®, invece, siamo riusciti a trasformarla in una bevanda con un impatto glicemico basso, mantenendo intatto il suo delizioso sapore.
Il dosaggio estremamente basso della fibra (costituente solo il 5% sui carboidrati) assicura la massima efficacia e consente di affermare con legittimità che la nostra birra ha un ridotto impatto glicemico. Ciò ci permette di offrire ai consumatori una sorta di “certificazione legale” del prodotto, stabilendo un solido rapporto di fiducia con loro.
Così la J Beer offre non solo il piacere al palato, ma anche un apporto benefico simile a una medicina!
Che differenza c’è tra birra analcolica e dealcolata? Come si sposa l’innovazione tecnologica con la creazione di una birra analcolica come la J Beer?
Questa birra analcolica è il risultato di un nuovo ceppo di lievito brevettato, il quale consente di produrre una birra con un contenuto alcolico straordinariamente basso: è una vera birra, ma con un livello di alcool minimo, attualmente allo 0,3%. La birra analcolica può essere commercializzata come una bibita normale.
La dealcolazione, invece, implica la rimozione dell’alcool da una birra normale attraverso varie tecniche, ma questo processo comporta la perdita di aromi, CO2, e nutrienti essenziali come oligoelementi e sali minerali. Di conseguenza, è necessario aggiungere aromi e luppoli artificiali. In altre parole, è meno naturale rispetto alla birra analcolica.
L’innovazione di J Beer risiede nel modo in cui abbiamo combinato due elementi preesistenti per creare un nuovo prodotto dotato di funzionalità e idee completamente nuove.
Considerando il crescente interesse per le birre analcoliche, quali insights hai ottenuto dalle ricerche di mercato?
Le ricerche di mercato riguardo le birre analcoliche a basso impatto glicemico sono state incredibilmente incoraggianti fin dall’inizio. J Beer si è rivelata essere molto più di una semplice bevanda perché offre un doppio vantaggio: mi regala il piacere di gustare una birra e allo stesso tempo aiuta il mio benessere. La sua catalogazione merceologica, infatti, è di “birra funzionale” o “performance beer”, infatti chi la apprezza particolarmente è lo sportivo. Molti ciclisti, ad esempio, stanno iniziando ad utilizzare sensori per monitorare il livello di glicemia nel sangue, e per loro questa birra rappresenta la scelta ideale.
Quali sono le aspettative dei consumatori e come hai risposto a queste esigenze attraverso il tuo prodotto?
Le aspettative nei confronti di J Beer sono altamente positive: l’obiettivo della sua creazione è stato quello di offrire qualcosa che, oltre a soddisfare il palato, possa contribuire in modo significativo al benessere di chi lo consuma… e siamo convinti di averlo pienamente ottenuto.
Le prospettive per la sua diffusione appaiono quindi davvero entusiasmanti, sia sul mercato nazionale che internazionale, soprattutto nel Nord America. Qui, la media di consumo di birra è sorprendentemente alta, con 110 litri consumati per persona all’anno. Inoltre, il segmento delle birre analcoliche sta vivendo una crescita notevole da diversi anni, rappresentando il 15% del consumo totale di birra. Questo indica un interesse crescente per alternative più salutari e quindi non alcooliche, creando un contesto ideale per l’introduzione di un prodotto funzionale come questo.