Gli edulcoranti fanno male?

JAXplus Alimentazione DIETA Gli edulcoranti fanno male?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato una nuova linea guida sugli edulcoranti non zuccherini (NSS), che sconsiglia l’uso degli NSS per controllare il peso corporeo o ridurre il rischio di malattie non trasmissibili (NCD) [1].

Francesco Branca, direttore dell’OMS per la nutrizione e la sicurezza alimentare, afferma che “La sostituzione degli zuccheri liberi con NSS non aiuta il controllo del peso a lungo termine. Le persone devono prendere in considerazione altri modi per ridurre l’assunzione di zuccheri liberi, come il consumo di alimenti con zuccheri naturali, come la frutta, o cibi e bevande non zuccherate”. “Gli NSS non sono fattori dietetici essenziali e non hanno alcun valore nutrizionale. Le persone dovrebbero ridurre del tutto il senso del dolce della dieta, a partire dai primi anni di vita, per migliorare la propria salute” [1].

La raccomandazione si basa sui risultati di una revisione sistematica delle prove disponibili in letteratura che suggerisce che l’utilizzo degli NSS non conferisce alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo negli adulti o nei bambini. I risultati della revisione suggeriscono anche che potrebbero esserci potenziali effetti indesiderati derivanti dall’uso a lungo termine degli NSS, come un aumento del rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, cancro e mortalità negli adulti [1].

Il gusto del dolce è ormai diffuso a livello globale e l’industria alimentare, per rispondere alla richiesta di riduzione calorica e degli zuccheri aggiunti, ha iniziato ad utilizzare i dolcificanti artificiali (NSS), mantenendo la dolcezza per aumentarne l’appetibilità.

Gli edulcoranti sono additivi alimentari con un elevato potere dolcificante ma che forniscono poca energia. L’aspartame (E951), un noto dolcificante artificiale, si trova in quasi 1.400 prodotti alimentari sul mercato francese e in oltre 6.000 in tutto il mondo [2 ,3]. Il suo valore energetico è simile a quello dello zucchero (4 kcal/g), ma la sua dolcezza è 200 volte superiore [4], il che significa che per ottenere un gusto paragonabile è necessaria una quantità molto minore di aspartame. Altri dolcificanti artificiali sono addirittura privi di calorie, ad esempio l’acesulfame K (E950) e il sucralosio (E955), che sono rispettivamente 200 e 600 volte più dolci del saccarosio [4].

Recenti studi epidemiologici e sperimentali con risultati contrastanti hanno riattivato il dibattito sulla sicurezza di questi additivi.

In questo contesto, diverse autorità sanitarie stanno attualmente rivalutando i dolcificanti artificiali, tra cui l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) [5]. Infatti, mentre alcuni studi epidemiologici non hanno supportato il coinvolgimento dei dolcificanti artificiali in vari risultati sulla salute, come ad esempio, perdita o aumento di peso [6, 7], controllo glicemico [6, 8], malattie cardiovascolari/renali [6], altri hanno suggerito associazioni con una maggiore incidenza di obesità, ipertensione, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 ed eventi cardiovascolari [9].

Per quanto riguarda il cancro, tutte le valutazioni precedenti concordavano sul fatto che fossero necessari ulteriori studi, soprattutto sugli esseri umani [4]. In particolare, gli esperti hanno sollecitato una rivalutazione da parte delle autorità sanitarie pubbliche del ruolo dell’aspartame nello sviluppo del cancro [10, 11], sulla base di risultati precedenti e recenti in modelli animali [10, 12] e studi in vitro [13, 14] e, in misura minore, dati umani [2, 15]. I risultati su altri dolcificanti artificiali sollevano anche interrogativi riguardo al loro potenziale ruolo nella cancerogenesi sulla base di studi in vivo [12, 16].

Fino al 2023 nessuno studio sull’uomo aveva valutato l’associazione del rischio di cancro con l’assunzione quantitativa di dolcificanti artificiali da tutte le fonti alimentari, distinguendo anche i diversi tipi di dolcificanti. Infatti, i dati derivati ​​da studi condotti sull’uomo derivano da ricerche che valutavano principalmente l’assunzione di dolcificanti artificiali provenienti esclusivamente da bevande zuccherate artificialmente, senza valutare l’esposizione agli NSS proveniente da una gamma più ampia di prodotti ultra-processati come gli yogurt, snack a basso contenuto di zuccheri e pasti pronti.

Lo studio NutriNet-Santè è una coorte online dedicata ad indagare le associazioni tra nutrizione e salute [17]. È uno studio di popolazione su larga scala basato su dati dietetici dettagliati, compresi nomi e marchi dei prodotti industriali utilizzati. L’arruolamento dei partecipanti provenienti dalla popolazione francese è stato avviato nel 2009 ed è ancora in corso. Ogni partecipante viene seguito tramite questionari, In particolare, vengono raccolte informazioni dettagliate all’inizio del test e successivamente ogni anno attraverso un kit di 5 questionari, riguardanti lo stato di salute, dati antropometrici [18, 19], attività fisica, stile di vita e caratteristiche sociodemografiche e dieta[20].

Nell’ ultima analisi dei dati sono stati inclusi 102.865 partecipanti di cui il 78,5% costituito da donne. I dolcificanti artificiali sono stati consumati dal 36,9% dei partecipanti e rispetto ai non consumatori, i fruitori più elevati tendono ad essere più spesso ragazze, fumatori, soggetti meno attivi fisicamente, più istruiti e con maggior probabilità di avere il diabete [21]. I pasti erano a basso contenuto calorico, con un apporto ridotto di acidi grassi saturi, fibre, frutta e verdura e cibi integrali, al contempo ricchi di sodio, zucchero, latticini, alcol e bevande analcoliche non zuccherate. Il principale dolcificante artificiale emerso è l’aspartame (58%), seguito da acesulfame-K (29%) e sucralosio (10%). L’assunzione dei dolcificanti da parte di tutti i partecipanti era inferiore ai limiti imposti dalle linee guida [22]. Le bevande analcoliche senza zuccheri aggiunti, gli edulcoranti da tavola e i latticini sono stati i principali contributori al consumo totale di NSS rappresentando rispettivamente il 53 %, 29 %, e 8 % dei consumi.

Durante il follow-up sono stati diagnosticati 3.358 casi incidenti di cancro (tra cui 982 tumori al seno, 403 alla prostata e 2.023 tumori correlati all’obesità). L’età media alla diagnosi era di 59,5 ± 12,2 anni. L’assunzione di dolcificanti artificiali è stata associata positivamente al rischio di cancro complessivo per i consumatori rispetto ai non consumatori. In particolare, sono stati osservati rischi di cancro più elevati per l’aspartame e acesulfame-K, i dolcificanti più utilizzati a livello industriale.È stato osservato, anche, un aumento del rischio per il cancro al seno e per i tumori correlati all’obesità [21].

La cancerogenicità dei dolcificanti artificiali è stata a lungo sospettata sulla base di risultati sperimentali in vitro e in vivo. Sebbene i risultati degli studi sugli animali rimangano controversi [24, 24], alcuni risultati ottenuti nei modelli di roditori hanno suggerito che l’aspartame era associato a rischi più elevati di diversi tumori (linfomi, leucemie e carcinomi epatocellulari e alveolari/bronchiolari) [10] a livelli di dose paragonabili a quelli a cui gli esseri umani possono essere esposti.

Sebbene questi risultati siano stati controversi [25], sono stati recentemente pubblicati ulteriori dati a sostegno dei risultati originali dell’Istituto Ramazzini riguardanti l’identificazione dei tumori [26]. Ciò suggerisce la necessità di una valutazione aggiornata della cancerogenicità dell’aspartame e di tutti gli edulcoranti. La tossicità dell’aspartame è stata studiata anche in diversi studi in vitro [13, 14], i cui risultati ne hanno suggerito la cancerogenicità [13], potenzialmente attraverso meccanismi legati all’infiammazione, all’angiogenesi, alla promozione del danno al DNA e all’inibizione dell’apoptosi [14]. Più recentemente, è stato dimostrato che il sucralosio aumenta il rischio di tumori maligni e neoplasia ematopoietica nei topi [16]. Uno studio in vivo ha scoperto che l’acesulfame-K e la saccarina provocano danni al DNA ancora maggiori rispetto all’aspartame [12]. Infine, Suez et al. hanno rivelato risultati che implicano gli NSS nella modifica del microbiota intestinale, con induzione di disbiosi e intolleranza al glucosio nei topi e negli esseri umani sani [27], che a sua volta potrebbe essere coinvolta nello sviluppo di alcuni tumori [28].

Al fine di ridurre l’eterogeneità tra gli studi e fornire indicazioni sulla durata ottimale dello studio, sul dosaggio degli NSS e sui risultati sanitari rilevanti, le organizzazioni sanitarie internazionali dovrebbero convocare esperti per progettare e analizzare protocolli di studio per la futura ricerca sui dolcificanti non zuccherini e sostenere gli sforzi volti a sviluppare metodi per monitorare meglio il consumo di dolcificanti diversi dallo zucchero.

È anche importante che la politica sia consapevole delle sfide che questa ricerca potrebbe presentare e che dovrebbe prendere in considerazione una maggiore allocazione di risorse per intraprendere ricerche sugli edulcoranti per supportare sperimentazioni più solide e a lungo termine. Inoltre, dovrebbe essere raggiunto anche un maggiore allineamento nella comunicazione sugli NSS tra le agenzie di regolamentazione, le organizzazioni sanitarie pubbliche e i medici per comunicare le prove esistenti e supportare i consumatori nel fare scelte informate su cibi e bevande.

  • Condividi